
Prima di iniziare Rita ha distribuito ai partecipanti un questionario sulla distinzione tra conflitto e violenza, sulla consapevolezza dei comportamenti personali di fronte ai conflitti ed agli stereotipi sociale che spesso incontriamo.
Di seguito il Questionario elaborato con le risposte ricevute.
QUESTIONARIO DI SENSIBILIZZAZIONE
SUL CONFLITTO E LA VIOLENZA
Resoconto delle risposte attribuite dai partecipanti al seminario. Moduli
consegnati n.45. Non tutti completati.
1. Sai
distinguere la differenza tra conflitto e violenza? Barra con una crocetta
AZIONI
|
conflitto
|
violenza
|
Azioni che
procurano un danno irreversibile,
sia fisico che psicologico, frutto di un atto intenzionale
|
0
|
45
|
Azioni di
contrasto, contrarietà, divergenza, opposizione, resistenza critica (senza
danno irreversibile)
|
40
|
2
|
Azioni che
portano alla risoluzione unilaterale del problema
|
10
|
29
|
Intenzione di
affrontare il problema mantenendo il
rapporto
|
37
|
1
|
L’identificazione del problema
con la persona e, quindi, eliminazione della persona-problema
|
4
|
39
|
Azioni di
sviluppo della relazione anche se faticosa e problematica
|
43
|
1
|
2. Pensa
ad un conflitto nel quale sei stata/o coinvolta/o e segna con una crocetta, tra
i comportamenti sotto elencati, quelli che più si avvicinano al tuo tipo di
reazione immediata:
COMPORTAMENTO
|
TOT
|
Evito la persona e cambio
argomento
|
6
|
Ridicolizzo, scherzo sul
problema
|
5
|
Sto zitto/a e mi comporto
freddamente
|
12
|
Cerco di capire il punto di
vista dell’altro
|
33
|
Chiedo scusa
|
12
|
Dico all’altro che mi sento
in conflitto e vorrei parlarne
|
31
|
Limito il conflitto
individuando aree di accordo
|
18
|
minaccio
|
3
|
Esprimo i miei sentimenti
senza accusare
|
26
|
Attacco verbalmente l’altro
|
8
|
Attacco fisicamente l’altro
|
0
|
Cedo e fingo di essere
d’accordo
|
2
|
Rinvio ad un momento più
calmo
|
22
|
mi lamento finché ottengo ciò
che voglio
|
2
|
Nascondo i miei sentimenti
|
1
|
Mi vendico
|
1
|
Cerco di convincerlo/a
|
8
|
Chiedo l’intervento di
qualcuno che mi dia ragione
|
4
|
Cerco qualcuno che possa
aiutarci a comprenderci meglio
|
19
|
Minimizzo, cercando di
convincermi che non è importante
|
5
|
4.La
mia esperienza con i conflitti
ti chiediamo di prendere posizione, sulla
base della tua esperienza con il conflitto: indica la tua risposta in maniera
spontanea, considerando che: 1=mai; 2=raramente; 3=a volte; 4=spesso;
5=maggiormente
|
1
|
2
|
3
|
4
|
5
|
||
1
|
Meglio spuntarla che abbandonare
|
6
|
7
|
17
|
3
|
1
|
|
2
|
Mi tengo lontano dalle
persone polemiche
|
2
|
5
|
17
|
9
|
7
|
|
3
|
Quando credo nella vittoria, vinco
|
2
|
12
|
16
|
5
|
2
|
|
4
|
Non si raggiunge nulla
essendo amichevoli
|
16
|
10
|
9
|
3
|
0
|
|
5
|
Una situazione di stallo non
rappresenta una vittoria
|
8
|
4
|
7
|
7
|
14
|
|
6
|
I rinunciatari perdono la
faccia
|
14
|
11
|
8
|
4
|
1
|
|
7
|
Mi emozionano gli scontri
|
15
|
8
|
7
|
5
|
3
|
|
8.
|
Le migliori soluzioni
arrivano da una buona litigata
|
5
|
12
|
17
|
7
|
1
|
|
9
|
Litigare da soli non aiuta,
bisogna farsi valere
|
21
|
7
|
6
|
2
|
2
|
|
10.
|
A questo mondo la forza è
ragione
|
23
|
9
|
4
|
2
|
1
|
|
11
|
Quando ho ragione, non mi
importa se ferisco i sentimenti
|
18
|
12
|
4
|
2
|
2
|
|
12
|
Quando provo a evitare una
discussione, ottengo solo peggioramenti
|
6
|
10
|
17
|
9
|
1
|
|
13
|
Sono
più interessato agli obiettivi che ritengo importanti piuttosto che ai
sentimenti degli altri
|
9
|
22
|
9
|
2
|
1
|
|
14
|
Nulla detto, nulla guadagnato
|
4
|
9
|
12
|
6
|
8
|
|
15
|
Dedico più attenzione ai
bisogni degli altri che ai miei obiettivi personali
|
2
|
6
|
19
|
10
|
3
|
|
Ceti bassi: 0; Ceti medi: 4; Ceti alti: 0; Tutti indistintamente: 39.
- Ha mai assistito, o è venuto a conoscenza, ad episodi di forti
conflitti e violenza
7. intrafamiliare subita da una persona?
no, mai: 2
si, si trattava di un parente; 9
si, si trattava di un amico; 9
si, si trattava di un conoscente
18
altro(indicare)....................
8. Quali delle seguenti affermazioni
condivide? (possibilità di indicare più di una risposta)
A. Il/la
partner violento può essere un buon
padre/madre;
|
5
|
B. le
donne che subiscono violenza intrafamiliare potrebbero porre, facilmente,
fine alla loro situazione, allontanandosi di casa;
|
12
|
C. non
esiste violenza sessuale all’interno delle coppie;
|
0
|
D. la
violenza intrafamiliare è causata da una momentanea perdita di controllo;
|
8
|
E. anche
le donne sono violente nei confronti del partner;
|
30
|
F.
la violenza è un fatto privato: la violenza
intrafamiliare non incide sulla spesa pubblica;
|
0
|
G. la
violenza intrafamiliare è esercitata soprattutto da partner immigrati.
|
1
|

Nella
nostra cultura termini come: conflitto,
litigio, aggressività, prepotenza, bullismo violenza, guerra appaiono connotati
da un’unica matrice semantica e vengono utilizzati anche dagli addetti ai
lavori con una libertà discrezionale che aumenta la confusione.
La parola "conflitto" continua a
essere utilizzata come contenitore generale, mentre appartiene all’area della
competenza relazionale. Al contrario della parola "violenza" che
appartiene all’area della distruzione,
cioè dell’eliminazione relazionale. Distinguere tra conflitto e
violenza nelle relazioni di coppia e familiari per noi è una necessità
imprescindibile:
Come potete notare dalla tabella le
caratteristiche della violenza, in opposizione a quelle del conflitto sono
sostanzialmente tre:
·
il concetto di danno irreversibile;
·
il concetto di identificazione del
problema con la persona;
·
il concetto di eliminazione del
problema con la persona.
Intendiamo per danno irreversibile, sia dal punto di vista fisico
che psicologico, un’azione estemporanea o prolungata nel tempo volta a creare
intenzionalmente un danneggiamento permanente in un’altra persona, come gli
abusi fisici, sessuali e psicologici. Non rientrano in questo campo le azioni
non intenzionali tra bambini piccoli, sostanzialmente sotto il sesto anno di
vita, che possono effettivamente produrre un danno irreversibile, anche se
molto raramente, ma il cui scopo non è quello di creare danno, mancando
un’intenzionalità consapevole.
La violenza non è una conseguenza del conflitto,
come spesso si crede, ma proprio l’incapacità
di stare nel conflitto come elemento reversibile e differenziativo della relazione,
che consente una distanza capace di preservare la relazione stessa dalle sue
componenti inglobanti.
Per
le sue peculiari caratteristiche, la «violenza
domestica», con le molteplici manifestazioni, costituisce una categoria
fenomenologica ben distinta rispetto al più ampio genere della violenza intesa in senso generale. Al
tempo stesso non si riduce alla violenza
di genere o sui minori, che pure ne costituiscono una componente significativa.
È perciò di fondamentale importanza concordare definizioni di tali fenomeni
accettate e condivise, riferendosi in particolare a quanto stabilito da
organismi sovranazionali.
La
definizione dei vari termini di violenza,
violenza domestica e violenza di genere inoltre ci consentirà di avere un linguaggio comune e di chiarire che la
violenza è un tema molto complesso, che richiede grande approfondimento e
soprattutto va gestito con competenza attraverso un approccio integrato di varie professioni e con un’ottica circolare.
LA
GESTIONE DEI CONFLITTI IN CONSULENZA DI COPPIA E DI FAMIGLIA
Affrontare le situazioni di coppia e familiari violente di
tipo irreversibile, che mettono a rischio di gravi maltrattamenti o addirittura
di vita di uno o più membri della famiglia, richiede una specifica competenza,
adeguati percorsi ed interventi istituzionalizzati. In questo delicato campo non ci si può improvvisare e non è
pensabile agire da soli data la sua complessità ma è opportuno lavorare in rete.
E’ comunque necessario per noi Consulenti familiari, e niente affatto facile, distinguere
bene l’area d’intervento della consulenza di coppia e familiare, l’area di
competenza terapeutica, quella giuridico/legale e dei servizi sociali.
Ma anche stabilire il limite entro il
quale è ammissibile parlare di violenze domestiche, per evitare che atti non
violenti siano scorrettamente considerati come violenze (falso positivo) e che atti violenti siano viceversa trattati come
non violenti (falso negativo).
E’ importante ricordare che il
percorso di consulenza familiare è socio-educativo e non terapeutico e che oggetto
della consulenza di coppia e di famiglia sono molto spesso proprio i contrasti,
le divergenze, le opposizione e tutto
quello che attiene a uno scontro nell’ambito legittimo di questa parola, che
esclude comunque componenti di patologia, dannosità irreversibile e consente una retroazione che mantiene il
rapporto dentro binari praticabili.
Distinguiamo quindi il
conflitto di coppia dalla violenza di coppia
Conflitto di coppia
|
Violenza di coppia
|
Il
conflitto è un aspetto inevitabile delle relazioni umane che può
presentarsi secondo diverse modalità.
Nel conflitto
ciascun partner ha la possibilità di svolgere un proprio ruolo; nel conflitto
cioè le parti sono coinvolte allo stesso
livello. In un conflitto di coppia l’identità di ciascuno è preservata, l’altro viene rispettato in quanto
persona, mentre questo non avviene
quando lo scopo è dominare o annichilire l’altro”
(Hirigoyen,
2005)
|
Il
conflitto distruttivo diventa
violenza se...:
-
È cronico,
nascosto
-
Non viene
discusso
-
Non
permette lo scambio di informazioni
-
Presenta
escalation (ciascuno vuole “superare l’altro”) –
-
Coinvolge
terzi
-
Non
viene risolto
Non
facilita la crescita della
relazione.
Nella
violenza c’è chi agisce il predominio, il controllo sulla vittima
che viene degradata con il fine ultimo di annientarla.
Quello che permette
di distinguere la violenza coniugale da un semplice litigio non sono
le botte o le parole offensive, bensì l’asimmetria nella relazione.
Nelle coppie
caratterizzate da violenza nei legami intimi vi è l’impossibilità a dialogare
e comunicare.
|
La conflittualità gestita in maniera creativa consente di vivere
le relazioni come vitali e significative, e quindi rappresentare l’antidoto
naturale alla distruttività umana. Bisogna però educarsi a questo e il processo
di «alfabetizzazione» richiede tempi lunghi.
La consulenza di coppia e di famiglia è proprio il «luogo» della gestione creativa dei conflitti dove aiutare le persone ad affrontare la conflittualità e anche superarla, non con la rimozione degli elementi critici della convivenza, quanto con l’assunzione consapevole di questi elementi come parte integrante della relazione stessa, generativi dell’incontro e con la funzione di garantire all’interno dello scambio la necessaria propensione al cambiamento, ossia la dinamica rinnovatrice che proprio il conflitto produce dentro le situazioni di incontro. In consulenza familiare non si segue mai l’ottica lineare e dicotomica che si concentra su chi fa ha torto e chi ha ragione, su chi fa violenza e su chi la subisce. In questa ottica di pensiero, si creerà in breve tempo una frattura nella relazione consulenziale con il conseguente fallimento dell’intervento.
La consulenza di coppia e di famiglia è proprio il «luogo» della gestione creativa dei conflitti dove aiutare le persone ad affrontare la conflittualità e anche superarla, non con la rimozione degli elementi critici della convivenza, quanto con l’assunzione consapevole di questi elementi come parte integrante della relazione stessa, generativi dell’incontro e con la funzione di garantire all’interno dello scambio la necessaria propensione al cambiamento, ossia la dinamica rinnovatrice che proprio il conflitto produce dentro le situazioni di incontro. In consulenza familiare non si segue mai l’ottica lineare e dicotomica che si concentra su chi fa ha torto e chi ha ragione, su chi fa violenza e su chi la subisce. In questa ottica di pensiero, si creerà in breve tempo una frattura nella relazione consulenziale con il conseguente fallimento dell’intervento.
Secondo
un’ottica circolare, invece, il
consulente familiare riflette su quali interventi attivare sulla problematicità
e sulla sofferenza che presentano tutti i
protagonisti dell’evento conflittuale e/o violento. Rileggere in termini di
relazione circolare contesto, ruoli
e cultura amplia lo sguardo a nuove profondità, a diverse prospettive
attraverso le quali possiamo accostarci al potere e assistere all’emergere di
nuove sfaccettature.
In consulenza possiamo educare:
•
la persona alla non violenza
•
la coppia alla gestione creativa ei
conflitti evitando che sfocino in violenza.
•
i genitori ad accettarsi, a non essere perfetti ma sufficientemente buoni, capaci di
accettarsi con i propri limiti ma nello stesso tempo autenticamente disponibili
a fare del proprio meglio ed essere realmente sintonizzati sui bisogni dei
propri figli.
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