venerdì 17 maggio 2019

LA RELAZIONE DI ROSANNA INTINI

QUESTIONARIO DELL’11 MAGGIO. INTINI
1.     Con il termine ‘famiglia allargata’ attualmente possiamo intendere:
o   un nucleo composto da famiglie legate genealogicamente di due o più generazioni
o   un nucleo familiare costituitosi in seguito alla separazione di uno o entrambi i membri di una coppia
o   una famiglia ricostruita con un partner diverso da quello attuale in cui possono coesistere figli aventi in comune un solo membro della coppia
2.     Quale delle seguenti affermazioni riguardo l’orientamento sessuale è vera:
o   è una dimensione biologicamente preordinata
o   dopo la pubertà è unico e immutabile
o   possono verificarsi cambiamenti nell’attrazione sessuale in ogni fase della vita
3.     Le dinamiche di coppia nelle relazioni affettive e sessuali sono:
o   correlate al sesso biologico delle persone coinvolte
o   variabili secondo che trattasi di coppia etero o omosessuale
o   del tutto indipendenti dal sesso biologico e dall’orientamento sessuale dei membri della coppia
4.     In ogni relazione affettivo-sessuale la fedeltà è:
o  una scelta consapevole che va  riconfermata nel tempo
o  legata all’orientamento sessuale di uno o entrambi i partner
o  un presupposto imprescindibile
5.     Il rapporto con i propri figli e con i figli del partner:
o  dipende dalla capacità genitoriale della persona
o  è agevolato dall’aver coinvolto i figli nella scelta e costituzione del nuovo nucleo familiare
o  è sempre contrassegnato da conflittualità


Analisi  dei dati  questionario  –  R. Intini
Sono stati raccolti 42 questionari compilati dai partecipanti. Lo spoglio e l’analisi delle risposte fornite vengono riportate di seguito.
1
2
3
4
5
A
0
5
7
38
29
B
8
1
2
0
8
C
30
35
32
3
0
nv
4
1
1
1
5
                                          (In grassetto con sfondo verde le risposte corrette)
Il quesito 1 fa riferimento al concetto di ‘famiglia allargata’ che va inteso come un nucleo familiare ricostruito con un partner diverso da quello attuale (o precedente) in cui possono coesistere figli aventi in comune uno solo dei due membri della coppia. Le risposte valide al quesito sono state 38 e nel 79% dei casi il concetto è stato correttamente definito.
Al quesito 2 relativo all’orientamento sessuale, cui hanno risposto in 41, l’85% delle risposte ha correttamente rispecchiato l’acquisizione dell’assunto che non si tratti di una dimensione biologicamente determinata e immutabile ma, per lo stesso individuo, variabile nel tempo.
Sono state valide  41 risposte alla domanda 3 riguardante le dinamiche di coppia (etero, omo o multi-sessuale)  che il 78% ha riconosciuto come indipendenti sia dal sesso biologico che dall’orientamento sessuale.
Ugualmente 41 sono state le risposte valide al quesito 4 sulla fedeltà cui il 93% ha correttamente attribuito il significato di scelta consapevole, che risponde ad un valore individuale e necessita di costante riconferma nel tempo di durata della coppia.
Il quesito 5 è risultato essere il più controverso, infatti le risposte valide sono state 37. Il 78% delle risposte evidenziano (correttamente)  il riconoscimento che il rapporto con i propri figli e con i figli del partner è reso più sereno e favorito dal coinvolgimento dei figli nella scelta e nella costituzione del nuovo nucleo familiare, mentre il restante 22% attribuisce esclusivamente alle capacità genitoriali la qualità di tali rapporti.



CASI  ESAMINATI IN PLENARIA

CASO  AS  – Sesso volentieri...o anche no
    Andrea 49aa e Sara 45aa,  coppia sposata da 19 anni con 2 figli maschi di 14 e 9 anni. Seguiti 3 anni prima per una crisi dovuta ad infedeltà di Andrea, confessata alla moglie dopo circa un anno dalla sua conclusione.
     Andrea chiama richiedendo un appuntamento, durante il colloquio emerge che il suo ‘problema’ è legato alle richieste sessuali di Sara che negli ultimi 7-8 mesi si sono fatte pressanti sia rispetto alla frequenza (anche più di 2 volte al giorno) che alle modalità. Lui dopo 19 anni di matrimonio si ritiene più che soddisfatto della frequenza abituale di 4-5 volte/settimana e riporta ‘imbarazzo’ e ‘a volte vergogna’ per le attuali richieste di Sara....’chiede di fare cose...diverse...di provare posizioni e giochi....e anche più volte al giorno....’ e se ‘non me la sento o in quel momento non ne ho voglia....lei si arrabbia e finisce sempre con il tornare all’episodio del tradimento’.
    Nel corso del colloquio esprimo la necessità che vengano in coppia, Andrea inizialmente dice che lei gli ha detto ‘che il problema è tuo...fa’ qualcosa’ ...ma ne avrebbe parlato e concordiamo di fissare un ulteriore incontro quando lei sarà disponibile.
    A distanza di un paio di settimane la coppia si presenta in consulenza.....

CASO  GA – Quando il babbo ha un lui
    Guido 50 aa  e Alessandra 47 aa, coppia separata da quasi tre anni,  con 2 figli adolescenti Marco di 17 aa e Silvia di 15 aa.  La separazione consensuale decisa e definita da entrambi ‘civile e serena’ ha fatto seguito all’innamoramento di Guido per  Vieri un coetaneo conosciuto per motivi di lavoro e con cui ha stabilito un’intesa intellettuale, affettiva e poi anche sessuale’.
   Sino a quel momento Guido riferisce di non aver mai provato attrazione affettiva né tanto meno sessuale per altri uomini.  Avendo una buona comunicazione di coppia, Guido sin dall’inizio parla liberamente ad Alessandra di questo e, dopo circa un anno, decidono di comune accordo si separarsi affinché Guido possa ‘viversi questa nuova storia’. Non parlano ai figli della scelta omosessuale del padre ma solo dell’intento di separarsi, ne discutono molto in famiglia e affermano che tutto ha avuto luogo serenamente, senza accuse reciproche o manipolazione dei ragazzi.
    Il motivo per cui Guido chiede un incontro è ‘le difficoltà relazionali con il figlio Marco insorte da qualche mese’. Nel colloquio emerge che 5 mesi fa lui ha comunicato, durante una cena, alla ex moglie e ai figli la decisione di convivere con Vieri presentandolo come ‘suo nuovo partner’.  Silvia pare abbia accettato con curiosità, serenità e un certo umorismo questa condizione mentre Marco, dopo un primo momento di ‘incredulità’  ha iniziato ad avere un atteggiamento aggressivo, di rifiuto e ad oggi evita il più possibile le situazioni di contatto con il padre.
   Guido afferma ‘...non capisco perché non accetti...cosa c’è che non va...abbiamo sempre parlato tanto fra noi con complicità....

CASO  AE – Brooke ...non solo Beautiful
    Alicia è una donna di 33 anni, di origine italo-argentina sposatasi 9 anni fa con Enrico 36enne, la coppia, che il  lavoro porta spesso fuori sede,  non ha figli per scelta di entrambi. Dal matrimonio vivono in Veneto ma due anni fa si trasferiscono in prossimità di Firenze andando a vivere in una delle case appartenenti ad un complesso in cui vive la famiglia d’origine di Enrico. Sin dal loro arrivo, il padre 58enne di Enrico copre di attenzioni la nuora e questa ne è attratta al punto che circa un anno fa intraprende con lui una relazione affettiva e sessuale definita ‘intensa ed appagante’.
   L’equilibrio dell’intera famiglia viene sconvolto dalla situazione che i due decidono, mesi fa, di dichiarare apertamente con la comunicazione dell’intento di separarsi dai rispettivi coniugi.
     A chiedere la consulenza è Valeria sorella maggiore di Enrico perché si sente ‘sconvolta…da quanto sta accadendo alla sua famiglia. Soprattutto da come….la stanno affrontando gli altri familiari….per tutti sembra una cosa normale….’

LA RELAZIONE DI RITA ROBERTO




Prima di iniziare Rita ha distribuito ai partecipanti un questionario sulla distinzione tra conflitto e violenza, sulla consapevolezza  dei comportamenti personali di fronte ai conflitti ed agli stereotipi sociale che spesso incontriamo.
Di seguito il Questionario elaborato con le risposte ricevute.










QUESTIONARIO DI SENSIBILIZZAZIONE
SUL CONFLITTO E LA VIOLENZA

Resoconto delle risposte attribuite dai partecipanti al seminario. Moduli consegnati n.45. Non tutti completati.

1.     Sai distinguere la differenza tra conflitto e violenza? Barra con una crocetta
AZIONI
conflitto
violenza
Azioni che procurano un danno irreversibile, sia fisico che psicologico, frutto di un atto intenzionale   
0
45
Azioni di contrasto, contrarietà, divergenza, opposizione, resistenza critica (senza danno irreversibile)    
40
2
Azioni che portano alla risoluzione unilaterale del problema 

10
29
Intenzione di affrontare il problema  mantenendo il rapporto 

37
1
L’identificazione del problema con la persona e, quindi, eliminazione della persona-problema
4
39
Azioni di sviluppo della relazione anche se faticosa e problematica 

43
1

2.     Pensa ad un conflitto nel quale sei stata/o coinvolta/o e segna con una crocetta, tra i comportamenti sotto elencati, quelli che più si avvicinano al tuo tipo di reazione immediata:
COMPORTAMENTO
TOT
Evito la persona e cambio argomento
6
Ridicolizzo, scherzo sul problema
5
Sto zitto/a e mi comporto freddamente
12
Cerco di capire il punto di vista dell’altro
33
Chiedo scusa
12
Dico all’altro che mi sento in conflitto e vorrei parlarne
31
Limito il conflitto individuando aree di accordo
18
minaccio
3
Esprimo i miei sentimenti senza accusare
26
Attacco verbalmente l’altro
8
Attacco fisicamente l’altro
0
Cedo e fingo di essere d’accordo
2
Rinvio ad un momento più calmo
22
mi lamento finché ottengo ciò che voglio
2
Nascondo i miei sentimenti
1
Mi vendico
1
Cerco di convincerlo/a
8
Chiedo l’intervento di qualcuno che mi dia ragione
4
Cerco qualcuno che possa aiutarci a comprenderci meglio
19
Minimizzo, cercando di convincermi che non è importante
5
4.La mia esperienza con i conflitti 

 ti chiediamo di prendere posizione, sulla base della tua esperienza con il conflitto: indica la tua risposta in maniera spontanea, considerando che: 1=mai; 2=raramente; 3=a volte; 4=spesso; 5=maggiormente
1
2
3
4
5
1
 Meglio spuntarla che abbandonare
6
7
17
3
1
2
Mi tengo lontano dalle persone polemiche
2
5
17
9
7
3
 Quando credo nella vittoria, vinco
2
12
16
5
2
4
Non si raggiunge nulla essendo amichevoli
16
10
9
3
0
5
Una situazione di stallo non rappresenta una vittoria
8
4
7
7
14
6
I rinunciatari perdono la faccia
14
11
8
4
1
7
 Mi emozionano gli scontri
15
8
7
5
3
8.
Le migliori soluzioni arrivano da una buona litigata
5
12
17
7
1
9
Litigare da soli non aiuta, bisogna farsi valere
21
7
6
2
2
10.
A questo mondo la forza è ragione
23
9
4
2
1
11
Quando ho ragione, non mi importa se ferisco i sentimenti
18
12
4
2
2
12
Quando provo a evitare una discussione, ottengo solo peggioramenti
6
10
17
9
1
13
Sono più interessato agli obiettivi che ritengo importanti piuttosto che ai sentimenti degli altri
9
22
9
2
1
14
Nulla detto, nulla guadagnato
4
9
12
6
8
15
Dedico più attenzione ai bisogni degli altri che ai miei obiettivi personali
2
6
19
10
3
 Secondo te il conflitto e la violenza intrafamiliare colpisce maggiormente le famiglie dei:
Ceti bassi: 0;      Ceti medi: 4;      Ceti alti: 0;         Tutti indistintamente:  39.

  1. Ha mai assistito, o è venuto a conoscenza, ad episodi di forti conflitti e violenza
7.     intrafamiliare subita da una persona?
no, mai:                                              2
si, si trattava di un parente;               9
si, si trattava di un amico;                 9
si, si trattava di un conoscente          18
altro(indicare)....................


8.   Quali delle seguenti affermazioni condivide? (possibilità di indicare più di una risposta)

A.  Il/la  partner violento può essere un buon padre/madre;

5
B.  le donne che subiscono violenza intrafamiliare potrebbero porre, facilmente, fine alla loro situazione, allontanandosi di casa;
12
C.  non esiste violenza sessuale all’interno delle coppie;

0
D.  la violenza intrafamiliare è causata da una momentanea perdita di controllo;
8
E.  anche le donne sono violente nei confronti del partner;

30
F.   la violenza è un fatto privato: la violenza intrafamiliare non incide sulla spesa pubblica;
0
G.  la violenza intrafamiliare è esercitata soprattutto da partner immigrati.
1



La lunga esperienza mi consente di addentrarmi nell’argomento cercando di evitare le generalizzazioni, le false verità, gli stereotipi e i pregiudizi che sarebbero altamente fuorvianti per affrontare il tema della violenza domestica  nell’ambito della consulenza di coppia e di famiglia.
Nella nostra cultura termini come: conflitto, litigio, aggressività, prepotenza, bullismo violenza, guerra appaiono connotati da un’unica matrice semantica e vengono utilizzati anche dagli addetti ai lavori con una libertà discrezionale che aumenta la confusione.  
La parola "conflitto" continua a essere utilizzata come contenitore generale, mentre appartiene all’area della competenza relazionale. Al contrario della parola "violenza" che appartiene  all’area della distruzione, cioè dell’eliminazione relazionale. Distinguere tra conflitto e violenza nelle relazioni di coppia e familiari per noi è una necessità imprescindibile: 

Come potete notare dalla tabella le caratteristiche della violenza, in opposizione a quelle del conflitto sono sostanzialmente tre:
·      il concetto di danno irreversibile;
·      il concetto di identificazione del problema con la persona;
·      il concetto di eliminazione del problema con la persona.
Intendiamo per danno irreversibile, sia dal punto di vista fisico che psicologico, un’azione estemporanea o prolungata nel tempo volta a creare intenzionalmente un danneggiamento permanente in un’altra persona, come gli abusi fisici, sessuali e psicologici. Non rientrano in questo campo le azioni non intenzionali tra bambini piccoli, sostanzialmente sotto il sesto anno di vita, che possono effettivamente produrre un danno irreversibile, anche se molto raramente, ma il cui scopo non è quello di creare danno, mancando un’intenzionalità consapevole.
La violenza non è una conseguenza del conflitto, come spesso si crede, ma proprio l’incapacità di stare nel conflitto come elemento reversibile e differenziativo della relazione, che consente una distanza capace di preservare la relazione stessa dalle sue componenti inglobanti.
Per le sue peculiari caratteristiche, la «violenza domestica», con le molteplici manifestazioni, costituisce una categoria fenomenologica ben distinta rispetto al più ampio genere della violenza intesa in senso generale. Al tempo stesso non si riduce alla violenza di genere o sui minori, che pure ne costituiscono una componente significativa. È perciò di fondamentale importanza concordare definizioni di tali fenomeni accettate e condivise, riferendosi in particolare a quanto stabilito da organismi sovranazionali.
Da notare che nella definizione riportata nello specchietto che segue l’inserimento del termine «potere», oltre alla frase «utilizzo della forza fisica», amplia i confini della natura di un atto  violento ed espande la nozione convenzionale di violenza fino a comprendere quegli atti che rappresentano il risultato di una  relazione di potere, ossia anche le minacce e l’intimidazione.
La definizione dei vari termini di violenza, violenza domestica e violenza di genere inoltre ci consentirà di avere un linguaggio comune e di chiarire che la violenza è un tema molto complesso, che richiede grande approfondimento e soprattutto va gestito con competenza attraverso un approccio integrato di varie professioni e con un’ottica circolare.


LA GESTIONE DEI CONFLITTI IN CONSULENZA DI COPPIA E DI FAMIGLIA 
Affrontare le situazioni di coppia e familiari violente di tipo irreversibile, che mettono a rischio di gravi maltrattamenti o addirittura di vita di uno o più membri della famiglia, richiede una specifica competenza, adeguati percorsi ed interventi istituzionalizzati. In questo delicato campo non ci si può improvvisare e non è pensabile agire da soli data la sua complessità ma è opportuno lavorare in rete. E’ comunque necessario per noi Consulenti familiari, e niente affatto facile, distinguere bene l’area d’intervento della consulenza di coppia e familiare, l’area di competenza terapeutica, quella giuridico/legale e dei servizi sociali.
Ma anche stabilire il limite entro il quale è ammissibile parlare di violenze domestiche, per evitare che atti non violenti siano scorrettamente considerati come violenze (falso positivo) e che atti violenti siano viceversa trattati come non violenti (falso negativo).
E’ importante ricordare che il percorso di consulenza familiare è socio-educativo e non terapeutico e che oggetto della consulenza di coppia e di famiglia sono molto spesso  proprio i contrasti, le divergenze, le opposizione e  tutto quello che attiene a uno scontro nell’ambito legittimo di questa parola, che esclude comunque componenti di patologia, dannosità irreversibile e  consente una retroazione che mantiene il rapporto dentro binari praticabili.

Distinguiamo quindi il conflitto di coppia dalla violenza di coppia

Conflitto di coppia
Violenza di coppia

Il  conflitto è un aspetto inevitabile delle relazioni umane che può presentarsi secondo diverse modalità.
Nel conflitto ciascun partner ha la possibilità di svolgere un proprio ruolo; nel conflitto cioè le parti  sono coinvolte allo stesso  livello. In un conflitto di coppia l’identità di ciascuno è  preservata, l’altro viene rispettato in quanto persona,  mentre questo non avviene quando lo scopo è dominare o annichilire l’altro”
(Hirigoyen,  2005)

Il  conflitto distruttivo  diventa violenza se...:
-        È cronico,  nascosto
-        Non viene  discusso
-        Non  permette  lo scambio di informazioni
-        Presenta escalation (ciascuno vuole “superare l’altro”) –
-        Coinvolge  terzi
-        Non  viene  risolto
Non facilita  la  crescita  della relazione.
Nella violenza c’è chi agisce il  predominio, il controllo sulla vittima  che viene degradata con il fine ultimo di annientarla.
Quello che permette di distinguere la   violenza coniugale da un semplice litigio non sono le botte o  le parole offensive, bensì l’asimmetria nella relazione.
Nelle coppie caratterizzate da violenza nei legami intimi vi è l’impossibilità a dialogare e comunicare.

La conflittualità gestita in maniera creativa consente di vivere le relazioni come vitali e significative, e quindi rappresentare l’antidoto naturale alla distruttività umana. Bisogna però educarsi a questo e il processo di «alfabetizzazione» richiede tempi lunghi.
La consulenza di coppia e di famiglia è proprio il «luogo» della gestione creativa dei conflitti dove aiutare  le persone ad affrontare la conflittualità e anche  superarla, non con la rimozione degli elementi critici della convivenza, quanto con l’assunzione consapevole di questi elementi come parte integrante della relazione stessa, generativi dell’incontro e con la funzione di garantire all’interno dello scambio la necessaria propensione al cambiamento, ossia la dinamica rinnovatrice che proprio il conflitto produce dentro le situazioni di incontro.  In consulenza familiare non si segue mai l’ottica lineare e dicotomica che si concentra su chi fa ha torto e chi ha ragione, su chi fa violenza e su chi la subisce. In questa ottica di pensiero, si creerà in breve tempo una frattura nella relazione consulenziale con il conseguente fallimento dell’intervento.
Secondo un’ottica circolare, invece, il consulente familiare riflette su quali interventi attivare sulla problematicità e sulla sofferenza che presentano tutti i protagonisti dell’evento conflittuale e/o violento. Rileggere in termini di relazione circolare contesto, ruoli e cultura amplia lo sguardo a nuove profondità, a diverse prospettive attraverso le quali possiamo accostarci al potere e assistere all’emergere di nuove sfaccettature.
In consulenza possiamo educare:
        la persona alla non violenza
         la coppia alla gestione creativa ei conflitti evitando che sfocino in violenza.
         i genitori ad accettarsi, a non essere perfetti ma sufficientemente buoni, capaci di accettarsi con i propri limiti ma nello stesso tempo autenticamente disponibili a fare del proprio meglio ed essere realmente sintonizzati sui bisogni dei propri figli.